CCIS e Facebook: uniti contro la pedofilia

CCIS e il suo team operano con successo in casi nazionali e internazionali. Durante un'indagine della magistratura milanese, la nostra società è riuscita per la prima volta in Italia ad accedere agli archivi ed ai server centrali di Facebook, per trovare le prove sulle attività di un presunto pedofilo. Il giudice delle indagini preliminari ha chiesto una rogatoria negli USA per poter accedere al contenuto di tutte le chat tra l'imputato e le ragazzine adescate; l'azienda, fondata da Mark Zuckerberg nel 2004, ha consentito ai nostri periti di prelevare le pagine criptate di un uomo, indagato per pedofilia dalla magistratura milanese. L'accusato era già stato condannato con rito abbreviato a 11 anni e 4 mesi di reclusione, per pornografia minorile e violenza sessuale; l'uomo avrebbe, infatti, usato un falso "nick name" sul famoso social network di Palo Alto, per adescare ragazzine (anche minori di 14 anni), convincendole a spogliarsi e a compiere atti sessuali davanti alla webcam. Per individuare le diverse ragazzine, la magistratura ha deciso di continuare le indagini, spulciando tra le sue pagine Facebook. La nostra società ha scoperto che nei Server centrali di Facebook e di Netlog sono rimaste le conversazioni intercorse tra l'indagato e le ragazzine. Decriptando una trasmissione di file, CCIS è riuscita ad individuare più di 400 contatti: decine e decine, se non centinaia di bambine cadute vittime del pedofilo. Una triste vicenda giudiziaria che salda i rapporti tra la magistratura italiana e la magistratura statunitense, quest'ultima sensibilissima nella lotta contro la pedofilia.



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